Il 30 agosto 2024, il Consiglio dei Ministri italiano ha completato il processo di recepimento della Direttiva 2022/2464/UE, nota come Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), riguardante la rendicontazione societaria della sostenibilità. Questo nuovo quadro normativo rappresenta un cambiamento significativo per il mondo imprenditoriale europeo, introducendo requisiti più stringenti e dettagliati per le aziende in materia di trasparenza e sostenibilità. Vediamo nel dettaglio cosa prevede la CSRD, quali sono le novità per le imprese in Italia e i prossimi passi dell’Unione Europea in questo percorso verso una maggiore sostenibilità.
Che cos’è la CSRD?
La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) è una direttiva dell’Unione Europea che mira a standardizzare e migliorare la rendicontazione di sostenibilità delle aziende. Introdotta per sostituire la precedente Direttiva sull’Informativa Non Finanziaria (NFRD) del 2014, la CSRD risponde alla crescente domanda di trasparenza e affidabilità nelle informazioni di sostenibilità fornite dalle imprese. Mentre la NFRD si applicava a circa 11.700 aziende nell’UE, la CSRD amplia notevolmente il campo di applicazione a circa 50.000 aziende, includendo anche le PMI quotate.
La CSRD ha lo scopo di:
- Migliorare la trasparenza: le aziende sono tenute a fornire informazioni più dettagliate e comparabili sui loro impatti ambientali, sociali e di governance (ESG), permettendo agli investitori e agli altri stakeholder di valutare meglio i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità.
- Standardizzare la rendicontazione: la CSRD introduce standard di rendicontazione comuni a livello europeo, elaborati dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), per garantire che le informazioni di sostenibilità siano comparabili e affidabili.
- Integrare la rendicontazione finanziaria e non finanziaria: le aziende dovranno includere le informazioni di sostenibilità nei loro rapporti di gestione, con lo stesso livello di cura e trasparenza delle informazioni finanziarie.
- Ampliare il perimetro delle aziende soggette: non solo le grandi imprese, ma anche le PMI quotate, gli enti creditizi piccoli e non complessi e le aziende di assicurazione captive dovranno adeguarsi a questi nuovi requisiti.
Novità del Decreto Legislativo italiano
Il decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri italiano introduce alcuni cambiamenti significativi rispetto alla versione proposta in fase di consultazione pubblica. Tra le principali novità:
- Destinatari: originariamente, la proposta prevedeva che l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità si applicasse alle PMI quotate con un numero di dipendenti tra 50 e 250. Tuttavia, nella versione finale del decreto, l’intervallo è stato esteso a imprese con 11-250 dipendenti, includendo un numero più ampio di aziende.
- Sanzioni: le sanzioni per le infrazioni legate alla rendicontazione di sostenibilità saranno gestite dalla Consob. Per i primi due anni dopo l’entrata in vigore del decreto, sarà applicato un regime sanzionatorio calmierato:
- Società di revisione: multe non superiori a 125.000 euro.
- Revisori di sostenibilità: multe non superiori a 50.000 euro.
Calendario
L’implementazione della CSRD seguirà un calendario graduale che coinvolgerà progressivamente diverse categorie di imprese:
- Dal 1° gennaio 2024 (con pubblicazione dei dati nel 2025): l’obbligo di rendicontazione scatta per le imprese già soggette alla Direttiva sulla Dichiarazione Non Finanziaria (NFRD).
- Dal 1° gennaio 2025 (con pubblicazione nel 2026): l’obbligo si estenderà a tutte le altre grandi imprese non coperte dalla NFRD.
- Dal 1° gennaio 2026 (con pubblicazione nel 2027): anche le PMI quotate, gli enti creditizi piccoli e non complessi e le aziende di assicurazione captive dovranno adeguarsi.
- Dal 1° gennaio 2028 (con pubblicazione nel 2029): l’obbligo si applicherà alle filiali e succursali di società non appartenenti all’UE che abbiano generato, nei due anni precedenti, ricavi netti oltre 150 milioni di euro nell’UE, sia a livello di gruppo che individuale.
Sviluppi Futuri
L’adozione della CSRD rappresenta solo uno dei molti passi che l’Unione Europea sta intraprendendo per promuovere la sostenibilità aziendale. Tra i futuri sviluppi e iniziative in questa direzione:
- Elaborazione degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS): l’EFRAG sta sviluppando standard specifici per guidare le aziende nella rendicontazione dei dati ESG.
- Revisione della Tassonomia dell’UE: la CSRD si integra con la Tassonomia dell’UE, un sistema di classificazione che definisce quali attività economiche possono essere considerate sostenibili.
- Digitalizzazione e accessibilità dei dati di sostenibilità: l’UE mira a creare un’infrastruttura digitale che consenta l’accesso ai dati di sostenibilità delle aziende, facilitando il processo di verifica e analisi da parte degli investitori e degli stakeholder.
- Implementazione del Green Deal Europeo: la CSRD è solo una componente del più ampio Green Deal Europeo, che mira a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.
Il recepimento della Direttiva CSRD in Italia rappresenta un cambiamento epocale per il modo in cui le aziende affrontano la sostenibilità. L’UE sta infatti stabilendo un nuovo benchmark globale per la trasparenza aziendale, e alle aziende aspetta un grande lavoro per allinearsi a questo nuovo modello.
Cosa si può fare da oggi?
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